Il vecchio Mc Farlane viveva da solo. Non aveva bisogno di nessuno, lui; da molti anni stava nella sua piccola casa di tronchi in mezzo al bosco, da quando era fuggito da Los Angeles in fiamme. A quei tempi, in cui viveva nella grande città, preferiva non pensare: il passato era passato, e non poteva più tornare indietro. Ora la sua vita era tutta diversa.
Ogni mattina usciva dalla sua casetta con il fucile, e si appostava nel bosco. Aspettava a lungo, ma prima o poi passava un cerbiatto, una lepre, un opossum: con grande calma prendeva la mira, e sparava; di solito un solo colpo, le munizioni erano difficili da procurare. Quasi sempre prima di mezzogiorno ritornava con la sua preda, e si metteva di buona lena a scuoiarla e a prepararla per la cena.
Così nel bosco il tempo sebrava non passare mai. E invece passava. E un giorno il vecchio si appostò come al solito vicino alla sorgente, un cerbiatto venne a bere, ma il primo colpo mancò il bersaglio. Poi il secondo colpo mancò ancora, e prima che Mc Farlane fosse pronto per il terzo, il cerbiatto era svanito nel sottobosco fitto. Solo allora il vecchio guardò le sue mani, e vide che tremavano; guardò il bosco in lontananza, e vide che non era ben a fuoco.
Quella sera dovette saltare la cena, ed ebbe molto tempo per pensare. Pensò a tante cose a cui non aveva più voluto pensare da tempo, a quello che una volta sapeva fare, quando stava in città, quando lavorava alla Tyrrel Corporation. Certo, ormai aveva bisogno di aiuto. E se lo sarebbe costruito da solo, quello che gli serviva.
In fondo ad un armadio nella sua baracca c'era una valigia, che non aveva più aperto da quando l'aveva caricata sul suo pick--up, scappando dalla Tyrrel Corporation in fiamme, il giorno del grande terremoto, the Big One. Ricordava ancora le fiamme che si arrampicavano sull'enorme edificio alle sue spalle. Di tutta la massa di conoscenza che era contenuta in quell'edificio non restava quasi più nulla, salvo quello che era nella sua valigia...ma forse bastava.
Il vecchio lavorò per delle settimane nella sua baracca, e solo ogni due o tre giorni, spinto dalla fame, usciva a tentare ancora una volta la fortuna nella caccia, con risultati alterni. Finchè un giorno uscì dalla baracca con qualcosa in braccio. Sebrava un gatto...ma non era un gatto come gli altri. Era un ghepardo.
Il vecchio passò molto tempo ad allevare il cucciolo di ghepardo; finchè era piccolo gli dava il latte con il biberon, poi gli insegnò a cacciare trainando delle pelli di cervo con il suo camioncino.
Finalmente il suo aiutante fu pronto per la caccia. Mc Farlane non portava neanche più il fucile. Si appostavano assieme tra i cespugli, e quando vedevano un cerbiatto, il vecchio faceva un cenno al felino. Il ghepardo è l'animale più veloce sulla terra, può fare più di 100 chilometri all'ora; ma il ghepardo replicante costruito da Mc Farlane andava ancora più forte, sembrava che toccasse appena il terreno come un aeroplano in decollo.
Nessun animale della foresta poteva sfuggirgli, una volta che era partito all'inseguimento; e quando l'aveva raggiunto bastava un morso dei sui denti aguzzi sulla gola, e la caccia era finita. Dopo il ghepardo afferrava saldamente la preda con i denti e la riportava docilmente ai piedi del vecchio. Poi a casa Mc Farlane divideva il cibo con il suo aiutante.
Il ghepardo di Mc Farlane aveva anche altre straordinarie capacità. I ghepardi cacciano solo di giorno; invece il replicante aveva una vista straordinaria anche al buio: bastava che aprisse i suoi grandi occhi che luccicavano, e vedeva la preda anche dove l'occhio umano vedeva solo buio. Per di più era capace, neppure Mc Farlane sapeva come, di spegnere il luccichio dei suoi occhi nell'oscurità, in modo da risultare del tutto invisibile alle sue vittime. E quando correva non faceva alcun rumore.
Gli animali della foresta avevano per lui un terrore paralizzante: ogni cespuglio poteva nascondere il corridore silenzioso, e se si sentiva rumore, allora non era lui, perchè il ghepardo non faceva rumore. Ogni ombra che si muoveva poteva nascondere il cacciatore invisibile, e se si riusciva a vedere, allora non era lui.
Perciò gli animali della foresta avevano troppa paura per avvicinarsi, di giorno come di notte, alla baracca nel bosco, e poco a poco cominciarono a spostarsi sempre più lontano. Mc Farlane e il suo ghepardo dovevano camminare sempre di più per trovare delle prede, finchè il vecchio non ce la fece più, e il ghepardo cominciò ad andare a cacciare da solo.
Ogni giorno il vecchio mandava il ghepardo a cacciare; qualche volta il replicante restava fuori tutta la mattina, e rientrava solo nel pomeriggio con la preda tra i denti. Qualche volta usciva anche la notte, per sorprendere le sue prede nell'oscurità. Ma certi giorni non riusciva che a riportare una lepre, e allora dopo che il vecchio aveva mangiato non restava abbastanza per lui.
Malgrado ciò, l'uomo e l'animale erano abbastanza affiatati, e Mc Farlane non aveva difficoltà a farsi obbedire, quando gli faceva cenno di partire per la caccia; il ghepardo amava cacciare, l'aveva nel sangue, cioè nei geni di ghepardo che erano stati usati per fabbricarlo.
Finchè una volta il ghepardo rimase fuori tutto il giorno. Al tramonto arrivò davanti alla baracca, si fermò come sempre davanti al suo padrone, e ai suoi piedi depose soltanto un osso ben spolpato. Il vecchio rabbrividì, ma fece finta di niente; sapeva che cosa voleva dire quello che era successo. Il ghepardo non voleva più cacciare per lui. Anche gli uomini replicanti si erano ribellati, e non avevano più voluto combattere per i loro creatori; per questo nessuno aveva più tentato di costruirne.
Mc Farlane si chiuse dentro la baracca, mentre il ghepardo si sdraiava nella sua cuccia sotto il portico. Quando fu scesa la sera, il vecchio aveva preso la sua decisione. Uscì sul portico, e fece cenno al ghepardo di andare di nuovo a cacciare.
Il replicante lo guardò negli occhi, immobile, troppo a lungo. Ma poi si avviò lentamente, camminando come al solito senza alcun rumore. Il vecchio rientrò nella baracca, e rimase di guardia alla finestra finchè il ghepardo fu scomparso. Era veramente andato a caccia, o era lì fuori in attesa di una preda più facile?
Mc Farlane scivolò fuori dalla porta, e si mise a camminare verso la strada carrozzabile, dove stava il suo vecchio camioncino, cercando di non fare rumore.
Attorno a lui, il bosco era buio e silenzioso. Appunto. Se c'era il ghepardo, avrebbe sentito solo i denti sulla sua gola... Quando arrivò vicino alla strada, non ce la fece più e si mise a correre verso il camioncino; aprì la porta e si gettò dentro alla cabina di guida, chiuse sbattendo la porta.
Mentre cercava di riprendere il fiato, si mise a cercare le chiavi del bloccasterzo. Non le aveva...era tanto tempo che non usava il camioncino, le aveva lasciate in casa.
Il vecchio uscì ancora nella notte. Per tutto il sentiero che scendeva alla sua baracca camminò trattenendo il fiato, tanto che gli sembrava di soffocare. Ma quando fu arrivato alla baracca cominciò a riprendere fiato. In pochi secondi trovò le chiavi, e uscì in fretta. Si guardò intorno, e non vide niente altro che le ombre degli alberi. Ascoltò, e non sentì altro che il fruscio del vento tra le foglie.
Si avviò sul sentiero, ed era già oltre metà strada quando udì un fruscio nei cespugli dietro di lui. Si voltò terrorizzato... e poi si rese conto che non c'era da preoccuparsi delle creature della foresta che facevano rumore. Tirò un sospiro di sollievo e si voltò di nuovo verso il sentiero. Ma adesso c'erano due occhi luccicanti che lo fissavano dal sentiero davanti a lui, e allora capì che non valeva più la pena di correre.
La vecchia strada forestale che porta su nel bosco, dove una volta c'era la capanna di Mc Farlane, è chiusa da anni. Poco dopo il ponte c'è uno sbarramento di filo spinato, ed un cartello scritto a grandi lettere: