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8.3 SISTEMI LINEARI NON OMOGENEI

 

Sommario Le soluzioni di un sistema dinamico lineare omogeneo formano uno spazio vettoriale; quindi le soluzioni di un sistema dinamico lineare non omogeneo si ottengono sommando le soluzioni del sistema omogeneo ad una soluzione particolare . Per un generico secondo membro, la soluzione particolare si può ottenere applicando il metodo della variazione delle costanti arbitrarie: i laboriosi calcoli possono essere evitati se il secondo membro è dello stesso "tipo" delle soluzioni del sistema omogeneo (prodotti di polinomi, esponenziali, seni e coseni), o più precisamente se le sue componenti sono quasipolinomi .

Variazione delle costanti arbitrarie

Perturbando un sistema dinamico lineare omogeneo con un termine "forzante" G(t)

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si ottengono soluzioni dell'equazione ``perturbando'' le costanti, funzione della condizione iniziale, che compaiono nelle soluzioni del corrispondente sistema omogeneo (da cui forse il nome di variazione delle costanti arbitrarie  ): affinché la funzione tex2html_wrap_inline48662 , con tex2html_wrap_inline48664 e tex2html_wrap_inline48666 , risolva il problema:

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ovvero

displaymath48648

e integrando

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La soluzione generale del sistema è dunque del tipo

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L'integrale contenuto nella formula qui sopra è ben definito per ogni secondo membro G(t) che sia almeno continuo. In pratica però il calcolo della primitiva può essere impossibile per via analitica, e può essere complicato anche per problemi molto semplici. Di conseguenza il metodo della variazione delle costanti arbitrarie è molto efficace come dimostrazione di esistenza delle soluzioni, ma non è necessariamente sempre raccomandabile come procedimento di calcolo esplicito delle soluzioni.

Esempio:

Sistemi a secondo membro quasipolinomiale

Quando le componenti di G(t) sono quasipolinomi, si può direttamente cercare una soluzione particolare  del sistema non omogeneo con componenti combinazioni di quasipolinomi :

Teorema del sistema non omogeneo quasipolinomiale :  Se

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è lo spazio di tutti i quasipolinomi di esponente tex2html_wrap_inline39876 e grado qualsiasi, sia tex2html_wrap_inline48682 lo spazio delle funzioni da tex2html_wrap_inline34960 in tex2html_wrap_inline34458 con componenti quasipolinomiali. Allora, per ogni matrice A, e per ogni tex2html_wrap_inline39876 , lo spazio tex2html_wrap_inline48692 è mandato su se stesso dall'operatore (D-A):

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Dimostrazione:

 C.D.D.

In effetti se tex2html_wrap_inline39876 non è un autovalore di A, l'operatore D-A é un isomorfismo su tex2html_wrap_inline48692 , in quanto il suo nucleo si riduce alla funzione zero (cioè il sistema omogeneo non ha soluzioni non banali in tex2html_wrap_inline48692 ) per cui le soluzioni del sistema con componenti del secondo membro in tex2html_wrap_inline48788 hanno componenti in tex2html_wrap_inline48788 senza bisogno di alzare il grado del polinomio. Da questa semplice considerazione segue la regola dell'elettrotecnico  usata negli esempi che seguono.

Circuiti accoppiati

I circuiti elettrici danno luogo a sistemi di equazioni differenziali, che sono lineari per circuiti con componenti semplici, e non omogenee in presenza di generatori. Non discutiamo qui la costruzione del modello matematico, ma soltanto svolgiamo un esempio relativamente semplice.

Nel caso di un sistema

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dove A è una matrice tex2html_wrap_inline34586 , si cerca una soluzione particolare tex2html_wrap_inline48822 purché tex2html_wrap_inline48824 non sia una radice del polinomio caratteristico di A. Allora tex2html_wrap_inline48828 cioè

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che ha soluzione poiché tex2html_wrap_inline48830 è invertibile. Questa regola dell'elettrotecnico   è normalmente usata senza troppe verifiche, in quanto i circuiti senza generatore hanno soluzioni smorzate, cioè hanno autovalori con parte reale negativa.

Consideriamo il circuito di un trasformatore  : è costituito da due circuiti semplici, uno con un generatore, accoppiati da una mutua induttanza. Le equazioni differenziali sono:

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dove i coefficienti tex2html_wrap_inline48832 (per ragioni che vengono spiegate nel corso di Fisica II) sono tali che:

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da cui, risolvendo rispetto alle derivate

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Usando la regola dell'elettrotecnico si provano direttamente soluzioni complesse del tipo

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per considerarne poi la parte reale: allora

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e risolvendo rispetto alle costanti tex2html_wrap_inline34888 :

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il determinante della matrice da invertire è:

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quindi la soluzione è

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Per tex2html_wrap_inline48836 si ottengono oscillazioni con ampiezze:

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Nel caso in cui tex2html_wrap_inline48838 , tex2html_wrap_inline48840 , tex2html_wrap_inline48842 si ha il trasformatore perfetto:

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Esercizio Verificare che per tex2html_wrap_inline48844 la matrice

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ha autovalori con parte reale negativa, quindi è legittimo usare la regola dell'elettrotecnico. (Soluzione)


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Andrea Milani
Thu Aug 14 11:30:04 MET DST 1997