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9.2 PERTURBAZIONE DI SISTEMI INTEGRABILI

 

Sommario Aggiungendo ad un sistema hamiltoniano integrabile una perturbazione, dipendente da un piccolo parametro, si ottengono soluzioni che possono essere calcolate (in modo approssimato al primo ordine nel piccolo parametro) con un'equazione integrabile per quadratura. La quadratura può essere eseguita termine a termine se la funzione perturbatrice è espressa mediante una serie di Fourier; tuttavia non è facile dimostrare la convergenza della serie che esprime la soluzione, poiché essa dipende dalla presenza di un reticolo denso di risonanze.

Perturbazioni

Dato un sistema hamiltoniano integrabile , possiamo supporre che sia scritto direttamente nelle variabili azione-angolo  tex2html_wrap_inline49564 :

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dove tex2html_wrap_inline49622 è una qualunque funzione di classe tex2html_wrap_inline34798 su un aperto D di tex2html_wrap_inline34458 . Supponiamo ora di aggiungere al sistema dinamico una perturbazione   che ne conservi il carattere hamiltoniano: perturbiamo cioè la funzione di Hamilton come

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dove la parola ``perturbazione'' significa semplicemente che siamo interessati al caso in cui il parametro reale tex2html_wrap_inline39876 è ``piccolo'', in un senso che sarà precisato tra breve. La funzione tex2html_wrap_inline49634 dipende sia dalle azioni I che dalle tex2html_wrap_inline49526 ; poiché queste ultime sono variabili angolo , la funzione tex2html_wrap_inline49634 deve essere periodica di periodo tex2html_wrap_inline36896 in ciascuna di esse. Oltre a ciò, supporremo che tex2html_wrap_inline49634 sia differenziabile (di classe tex2html_wrap_inline34382 ) su un insieme della forma tex2html_wrap_inline49648 .

Le soluzioni del problema integrabile ``imperturbato'' tex2html_wrap_inline49650 sono espresse, in funzione delle condizioni iniziali tex2html_wrap_inline49652 , da semplici scorrimenti 

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vogliamo calcolare una soluzione approssimata del problema perturbato con hamiltoniana tex2html_wrap_inline49656 , che differisca dalla soluzione esatta solo per termini dell'ordine di infinitesimo di tex2html_wrap_inline49658 per tex2html_wrap_inline49660 . Si noti che le soluzioni dipendono in modo differenziabile dal parametro tex2html_wrap_inline39876 : basta aggiungere al sistema di equazioni differenziali di Hamilton l'equazione tex2html_wrap_inline49664 per trasformare tex2html_wrap_inline39876 in una condizione iniziale, rispetto alla quale il flusso integrale è differenziabile. Perciò possiamo espandere le soluzioni tex2html_wrap_inline49548 come

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e cercare le equazioni differenziali a cui devono soddisfare le ``perturbazioni'' tex2html_wrap_inline49672 . Sostituendo nelle equazioni di Hamilton con hamiltoniana tex2html_wrap_inline49656 si ricava

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ed isolando la parte di ordine 1 in tex2html_wrap_inline39876 :

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Queste equazioni perturbative   sono equazioni differenziali lineari dipendenti dal tempo (che appare nelle soluzioni imperturbate tex2html_wrap_inline49682 ); si noti che vi appaiono le derivate parziali delle frequenze proprie  tex2html_wrap_inline45768 del sistema imperturbato, cioè le derivate seconde di tex2html_wrap_inline49686 . Ma la proprietà più importante è che le equazioni perturbative sono integrabili per quadrature:

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dove le espressioni integrande sono funzioni note di t.

Per precisione, nella seconda quadratura  la funzione integranda è nota solo dopo avere eseguito la prima quadratura ed aver ricavato tex2html_wrap_inline49692 ; in altre parole, è sempre necessaria una doppia quadratura  .

In conclusione, anche se il sistema hamiltoniano tex2html_wrap_inline49656 non è integrabile, l'approssimazione del primo ordine tex2html_wrap_inline49696 è calcolabile per quadrature.

Soluzione per serie

Una soluzione per quadrature dell'equazione perturbativa non è sempre un metodo efficace per approssimare la soluzione, per due motivi. In primo luogo, in generale non si può integrare una funzione nota del tempo (ma con espressione molto complicata) passando attraverso un'espressione analitica della primitiva, che non è nota; né la quadratura numerica è necessariamente più facile dell'integrazione numerica diretta delle equazioni di Hamilton. Inoltre, la soluzione perturbativa è utile solo se risulta essere ``piccola'', ossia se i prodotti tex2html_wrap_inline49698 sono effettivamente dell'ordine di tex2html_wrap_inline39876 , il che non può essere garantito per t grande; se questo non è vero, non c'è ragione di sperare che il termine tex2html_wrap_inline49704 , che è stato trascurato, sia piccolo.

Entrambi i problemi possono essere affrontati utilizzando l'espansione in serie di Fourier  dell'equazione perturbativa. Abbiamo già osservato che la funzione tex2html_wrap_inline49706 è periodica di periodo tex2html_wrap_inline36896 in ciascuno degli angoli tex2html_wrap_inline45896 ; poiché tale funzione è almeno tex2html_wrap_inline34382 , per ogni I fissato esiste una serie di Fourier che converge uniformemente su tex2html_wrap_inline34752 alla funzione perturbativa:

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dove K è un multiindice  , cioè un vettore con coefficienti interi, ed i coefficienti di Fourier tex2html_wrap_inline49722 sono funzioni delle variabili azione a valori complessi (invece delle esponenziali complesse si potrebbero usare le funzioni trigonometriche reali tex2html_wrap_inline49724 e tex2html_wrap_inline49726 ). Si noti che il termine costante rispetto a tex2html_wrap_inline49526 , cioè con tex2html_wrap_inline49730 , si può supporre nullo (altrimenti si aggiunge ad tex2html_wrap_inline49686 ).

Sostituendo nell'equazione perturbativa, si possono eseguire termine a termine le derivate rispetto agli angoli tex2html_wrap_inline49526 :

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Quando si sostituisce tex2html_wrap_inline49738 , la serie a secondo membro diventa una serie di funzioni trigonometriche con argomenti funzioni lineari di t. Se supponiamo di poter integrare termine a termine, basta dividere ogni termine per la frequenza

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per ottenere un'espressione della perturbazione tex2html_wrap_inline49692 mediante una serie: se questa serie è convergente, allora, per sostituzione nella seconda equazione perturbativa, si ottiene un'altra quadratura ugualmente eseguibile termine a termine, e si ricava un'espressione per serie anche di tex2html_wrap_inline49746 :

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La difficoltà della quadratura viene sostituita dalla difficoltà di calcolare i coefficienti di Fourier tex2html_wrap_inline49750 ; in molti interessanti casi pratici ciò è possibile, anche se laborioso.

Questo procedimento è stato usato per circa 150 anni, ad esempio per risolvere problemi esprimibili come perturbazioni del problema dei due corpi , come il moto dei pianeti attorno al Sole tenendo conto delle attrazioni reciproche dei pianeti. Soltanto al termine di tale periodo i matematici hanno tentato di rispondere alle domande, lasciate aperte anche in questa breve presentazione, sulla convergenza delle serie e sulla legittimità delle quadrature per serie.

Il contributo dei termini della serie che esprime le perturbazioni, per esempio tex2html_wrap_inline49692 per le variabili azione, dipende sia dal valore dei coefficienti di Fourier tex2html_wrap_inline49750 della funzione perturbativa, sia dai moltiplicatori

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questi ultimi dipendono dalle frequenze del problema imperturbato, in particolare dal divisore  

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che è una combinazione diofantea   (ossia con coefficienti interi tex2html_wrap_inline49760 ) delle frequenze proprie tex2html_wrap_inline49762 del sistema integrabile che si ottiene per tex2html_wrap_inline49764 . Se si verifica una risonanza  , ossia se esiste un particolare multiindice K tale che il divisore corrispondente si annulla, allora la perturbazione tex2html_wrap_inline49692 non è esprimibile come una serie trigonometrica. In effetti se tex2html_wrap_inline49770 , il termine corrispondente di tex2html_wrap_inline49772 è costante, e contribuisce all'integrale con una funzione lineare del tempo: perciò tex2html_wrap_inline49692 non è limitata (e tex2html_wrap_inline49776 cessa di essere piccola per t abbastanza grande), per cui l'espansione in serie di potenze di tex2html_wrap_inline39876 della soluzione non è uniformemente convergente  rispetto a t.

Questo risultato è abbastanza paradossale: per rendersene conto, consideriamo il caso n=2 a due gradi di libertà, con le due sole frequenze proprie tex2html_wrap_inline49786 . Fra tutti i divisori

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con tex2html_wrap_inline49790 non entrambi nulli, si trova lo zero se e solo se tex2html_wrap_inline49792 è razionale, ossia se il corrispondente flusso di Kronecker  ha tutte le orbite periodiche. Ma al variare di tex2html_wrap_inline49794 il rapporto tex2html_wrap_inline49792 può variare, e quindi passerà da valori razionali a valori irrazionali in modo discontinuo, visto che sia tex2html_wrap_inline49798 che tex2html_wrap_inline49800 sono densi in tex2html_wrap_inline34960 . Dobbiamo concludere che il problema non è risolubile su nessun aperto dello spazio delle condizioni iniziali?

La risposta a questa domanda richiederebbe la conoscenza di alcuni dei risultati più profondi della matematica degli ultimi decenni; per vedere alcuni enunciati recenti, si può consultare l'appendice 8 di [Arnold 86].

Integrabilità secondo Weierstrass

Non appena compiuta, nel XIX secolo, la sistemazione rigorosa del calcolo infinitesimale, ci si pose il problema di esprimere le soluzioni di un sistema hamiltoniano qualsiasi mediante una serie di funzioni del tempo t che fosse uniformemente convergente  per tex2html_wrap_inline34368 . Benché questa rappresentazione potrebbe avere molte forme, l'idea era quella di dimostrare la convergenza della rappresentazione per serie di una soluzione perturbativa, cioè sviluppata in serie rispetto ad un piccolo parametro tex2html_wrap_inline39876 , in modo che a tex2html_wrap_inline49764 corrispondesse un sistema integrabile.

Definizione:

Conoscendo gli sviluppi in serie di Fourier usati nell'equazione perturbativa, sembra più facile mostrare che questi sono convergenti (sotto ipotesi opportune) piuttosto che dimostrare la non integrabilità; per ottenere una dimostrazione di quest'ultima occorre non solo dimostrare che un dato sviluppo in serie è divergente, ma che non è possibile trovarne un altro convergente.

Il re di Svezia, dietro suggerimento di Weierstrass e Mittag-Lefter, mise in palio un consistente premio per il primo matematico che fosse riuscito a dimostrare che il problema dei tre corpi puntiformi, che interagiscono solo con la mutua gravitazione, era integrabile (nel senso di Weierstrass). Nel 1889 il premio fu attribuito a H. Poincaré, che aveva dimostrato che il problema dei tre corpi era non integrabile.

Proprietà:

Problema Dimostrare la proprietà precedente: la soluzione, espressa mediante degli scorrimenti nelle variabili azione-angolo del teorema di Arnold-Jost, si trasforma in una serie di Fourier (della forma richiesta dalla definizione di Weierstrass) quando si passa alle variabili tex2html_wrap_inline49564 .

Anche l'implicazione inversa è vera, pur di aggiungere alcune ipotesi piuttosto tecniche sulla forma delle serie.


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Andrea Milani
Thu Aug 14 11:30:04 MET DST 1997