Sommario Discutiamo, senza conclusioni precise, la nozione di caos, che dovrebbe descrivere le proprietà qualitative delle orbite di sistemi hamiltoniani non integrabili, che non sono rappresentabili mediante serie di Fourier. Vengono esaminate due possibili definizioni, basate l'una sugli esponenti di Lyapounov, l'altra sulla chiusura topologica delle orbite: entrambe presentano dei problemi di non facile soluzione.
Se un sistema dinamico hamiltoniano non è integrabile, ed è dotato di orbite con esponenti di Lyapounov positivi, che cosa si può dire delle sue soluzioni? Non disponendo di una formula analitica (né di una serie di Fourier) per descrivere il flusso integrale, e neppure di un procedimento di approssimazione numerica affidabile, i metodi tradizionali di descrizione delle soluzioni devono essere abbandonati, o almeno usati solo entro limiti ben precisi (per esempio, per tempi non troppo più lunghi del tempo di Lyapounov ).
Ciò che si vorrebbe è una definizione (o anche più d'una) soddisfatta dal comportamento di orbite di questo tipo, o almeno di una frazione significativa di queste, che possa essere utilizzata per costruire una nuova teoria qualitativa. Le definizioni di questa classe impiegano di solito il nome di caos ; non esiste però una definizione di caos che, considerata completamente soddisfacente, sia comunemente accettata dai ricercatori impegnati oggi in questo campo. Anziché dare la nostra definizione, preferiamo dare un'idea dei problemi che sorgono nel cercare di individuare la definizione ``buona''.
Una prima definizione di orbita caotica potrebbe richiedere che esista almeno un esponente di Lyapounov positivo. Indubbiamente la dipendenza critica dalla condizione iniziale è una proprietà molto importante; per di più esiste almeno un procedimento numerico di approssimazione che consente di ricavare un valore indicativo del massimo esponente di Lyapounov.
Questa definizione ha però due difetti. Il primo è illustrato dall'equazione del pendolo: : il punto di sella in ha una coppia di esponenti di Lyapounov reali e di segno opposto; si può mostrare che anche le separatrici hanno esponenti di Lyapounov non nulli. Ciononostante il sistema è integrabile, e variabili azione-angolo possono essere definite ovunque, salvo che sulle separatrici; tutte le orbite sono calcolabili per quadratura, anche quelle sulle separatrici. A parte il fatto che una conoscenza imperfetta delle condizioni iniziali, o l'uso di un integratore numerico poco accurato, potrebbe creare problemi nel predire l'andamento a lungo termine di una soluzione molto vicina alla separatrice, non c'è nessuna forma di imprevedibilità nell'andamento qualitativo delle soluzioni. Quindi la presenza di un esponente di Lyapounov positivo non basta a definire il caos.
Il secondo problema è posto dall'esempio del problema dei tre corpi. Senza entrare nei dettagli, che apparterrebbero ad un corso di Meccanica Celeste, si può comprendere intuitivamente che un terzo corpo di massa piccola (diciamo una cometa) che abbia degli incontri ravvicinati con uno dei due corpi più grandi (diciamo Giove), può essere spedito, per effetto di questi incontri, su una traiettoria illimitata simile ad una traiettoria iperbolica del problema dei due corpi cometa-Sole. Usando questa somiglianza (cioè una teoria perturbativa), ed il risultato del problema che discuteremo qui sotto, si può mostrare che una simile orbita di espulsione ha esponenti di Lyapounov tutti nulli. Perciò ci sono orbite con comportamento estremamente irregolare ed estremamente instabile, con sequenze di incontri ravvicinati terminate dall'espulsione, che vorremmo chiamare caotiche, ma che non sono coperte da una definizione basata solo sugli esponenti di Lyapounov.
Problema Dimostrare che gli esponenti di Lyapounov di un'orbita iperbolica del problema dei due corpi sono tutti nulli.
Un altro tipo di definizione potrebbe essere basata sulla transitività topologica, cioè sulla natura dell'insieme che si ottiene come chiusura topologica di un'orbita. Le orbite di un sistema integrabile a due gradi di libertà o sono periodiche, quindi formano un insieme chiuso , oppure sono dense in un toro . Le orbite caotiche non sono confinate né in un toro, né in alcun altra varietà invariante della stessa dimensione (perché non ci sono ``abbastanza'' integrali primi). Si potrebbe allora definire una regione caotica come un insieme dello spazio delle fasi che coincide con la chiusura di ogni sua orbita. Chiaramente però occorre che questo insieme sia ``più grande'' di un toro invariante del tipo presente nei sistemi integrabili. Per esempio si potrebbe richiedere che la regione caotica riempia l'insieme di livello definito dal solo integrale primo, cioè dalla hamiltoniana; oppure che sia un sottoinsieme aperto dell'insieme di livello.
Per decidere se una definizione di questo tipo è applicabile nei casi più comuni e più interessanti, occorre procurarsi qualche esempio di sistema ``caotico''. Benché gli esempi non manchino, i metodi numerici necessari per mettere in evidenza il caos sono, nella maggior parte dei casi, complicati e di uso difficile. Nella prossima sottosezione svilupperemo quindi un metodo per procurarsi esempi molto semplici da calcolare.
Sia una ipersuperficie regolare dello spazio delle fasi (P,Q), cioè un sottoinsieme definito da una sola equazione G(P,Q)=0 con G di classe e con in ogni punto di . Supponiamo che sia un punto di per il quale passa trasversalmente la soluzione del sistema hamiltoniano definito da H(P,Q), cioè
allora la ipersuperficie resterà trasversale al sistema dinamico per tutti i punti di un intorno di in ; si dice che è una sezione locale (questa definizione è analoga a quella di sezione locale per un sistema dinamico piano).
Allora la soluzione con condizione iniziale lascia per t>0 (anche per t<0). Supponiamo che dopo un certo tempo la soluzione torni ad incontrare in : si intende che questo sia il ``primo ritorno'', cioè per la soluzione non incontra . Supponiamo che anche questo secondo incontro sia trasversale, cioè anche in si abbia . Per il teorema di continuità del flusso , tutte le soluzioni con condizione iniziale (P,Q) che stanno su , con W un intorno abbastanza piccolo di , incontreranno di nuovo in un punto (P',Q'). L'applicazione così definita è la mappa di Poincaré
Figure 9.2: Mappa di Poincaré: data una ipersuperficie
che rappresenta una sezione locale, si manda ogni punto nel punto di
primo ritorno sull'ipersuperficie dell'orbita corrispondente.
Per il teorema di differenziabilità del flusso , la mappa di Poincaré è un diffeomorfismo tra due intorni di su . Si noti che la mappa di Poincarè conserva il valore della hamiltoniana.
Un caso semplice della mappa di Poincaré si ottiene quando le variabili Q sono variabili angolo: se consideriamo come ipersuperficie , e per esempio sappiamo che in ogni punto, allora è trasversale al sistema dinamico in ogni punto, e il primo ritorno è semplicemente il punto su ogni orbita in cui . Studiamo il caso con due gradi di libertà per semplicità di notazione (la generalizzazione ad n gradi di libertà è comunque ovvia): poiché la hamiltoniana è conservata,
e da questa equazione si possono ricavare sia che , per il teorema delle funzioni implicite (dal momento che ). Perciò, fissato il valore H=E della hamiltoniana, si può definire una mappa di Poincaré ridotta
in cui il punto di primo ritorno appartiene all'orbita che ha condizione iniziale con e assegnati su . In questo caso vale una proprietà molto forte:
Teorema dei conseguenti : La mappa di Poincaré ridotta è una trasformazione canonica .
Dimostrazione:
Definiamo allora l'hamiltoniana K come
con variabile indipendente (in luogo del tempo) e parametro E, per definire le equazioni di Hamilton
esse sono equivalenti a quelle originali, nel senso che la stessa orbita è parametrizzata da anziché da t.
Le nuove equazioni di Hamilton sono state ottenute ``eliminando il tempo'' nelle equazioni originali.
Perciò la mappa di Poincaré ridotta si può considerare come il flusso integrale da s=0 ad del sistema hamiltoniano con hamiltoniana K. Per il teorema del flusso canonico la mappa di Poincaré è quindi canonica.
Nel caso a due gradi di libertà, è una superficie e, per riferirsi al teorema precedente, supponiamo che siano le sue coordinate: una trasformazione canonica conserva l'area . Quindi la mappa di Poincaré ridotta definisce un sistema dinamico discreto conservativo , definito in un sottoinsieme del piano .
Se il sistema hamiltoniano di partenza fosse integrabile, allora vi sarebbe un altro integrale primo Z(P,Q), funzionalmente indipendente da H(P,Q), e la mappa di Poincaré dovrebbe conservare anche questo; quindi la mappa di Poincaré ridotta avrebbe un integrale primo , le cui curve di livello sarebbero invarianti, cioè unione di orbite. Se il sistema non è integrabile, le orbite della mappa di Poincaré ridotta occupano insiemi del piano ``più grandi'' di curve.
Da questa relazione tra sistemi hamiltoniani a due gradi di libertà e sistemi dinamici conservativi nel piano segue che è possibile riconoscere il caos con un metodo grafico. Basta seguire un'orbita della mappa di Poincaré ridotta, ed osservare come si dispone nel piano.
La mappa di Poincaré ridotta introduce una relazione tra sistemi dinamici conservativi nel piano, e sistemi hamiltoniani a due gradi di libertà; possiamo utilizzare gli esempi dei primi come modello per i comportamenti - integrabili o caotici - dei secondi. Perciò possiamo usare una mappa standard come esempio; nel seguito useremo ancora quella già studiata nel Capitolo 4, la mappa standard del pendolo .
Figure 9.3: Particolare della mappa standard del pendolo
per il valore h=0.5: la maggior parte delle orbite sembra appartenere
a curve invarianti; tuttavia non c'è alcun aperto dello spazio delle
fasi in cui manchi il caos, con esponenti di Lyapounov positivi. Le
orbite caotiche sembrano``riempire'' sottili corone circolari comprese
tra due curve invarianti; per una visione d'insieme, si veda la Figura
4.4.
Osserviamo con un opportuno ingrandimento il risultato degli esperimenti numerici che calcolano, per diversi valori del parametro h, un lungo tratto (migliaia di punti) di alcune orbite della mappa standard del pendolo: si nota che nel fascio di curve invarianti - che dominano per valori piccoli di h - si formano delle isole di risonanza che generano nuove regioni caotiche, a partire dalle separatrici di orbite periodiche con esponenti di Lyapounov positivi e negativi.
La conclusione, molto provvisoria ed empirica, di questo esperimento, è che anche una definizione di caos basata sulla transitività topologica non è del tutto adeguata, specialmente per i sistemi hamiltoniani (e per i sistemi discreti conservativi). Al contrario, le orbite caotiche riempiono la parte dello spazio delle fasi lasciata libera da un gran numero di curve invarianti (corrispondenti ai tori invarianti nel caso hamiltoniano).
Semplici esperimenti numerici come questo, compiuti con i primi calcolatori elettronici all'inizio degli anni '50, hanno stimolato gli sviluppi di una nuova teoria dei sistemi dinamici hamiltoniani non integrabili, ma aventi orbite sia caotiche sia regolari: si veda [Arnold 86], Appendice 8.
Figure 9.4: Particolare della mappa standard del pendolo
per il valore h=1: la maggior parte delle curve invarianti
è scomparsa, ma restano quelle che hanno
ampiezze di oscillazione piccole attorno al punto di equilibrio
stabile. Nemmeno in questo caso c'è transitività topologica; per
una veduta d'insieme, si veda la Figura 4.6.
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